Questo sito utilizza cookie di profilazione di terze parti. Se prosegui nella navigazione o clicchi X acconsenti all’uso di cookie. Clicca qui per più informazioni sui cookie.
Mentre tra perplessità e diffidenze l’Italia cercava di ottenere il reattore nucleare per realizzare il sommergibile Marconi,
“la Marina Militare definì il progetto del suo nuovo tipo di sommergibile. Era stato molto laborioso, ma il risultato era
ritenuto buono e l’impiego confermò poi che si trattava di battelli ricchi di buone qualità. Nel 1966-67 furono dunque
impostati i primi quattro sommergibili italiani del dopoguerra: Enrico Toti, Attilio Bagnolini, Enrico Dandolo, Lazzaro
Mocenigo. Si ripetevano i nomi di vecchi sommergibili, ma questi erano completamente diversi. Definiti "sommergibili
ammazza-sommergibili", SSK (submarine submarine-killer), dovevano avere come vocazione primaria proprio la scoperta e
l’attacco di altre unità subacquee immerse, ma questi battelli si sono poi invece rivelati ancora più idonei per l’attacco a
bersagli di superficie. Piccoli, silenziosi, manovrabili e sufficientemente veloci, con un buona dotazione di sensori, di
sistemi di comunicazione e di guerra elettronica, disponevano di quattro tubi lanciasiluri prodieri per il lancio di siluri a
filoguida e a testa autocercante asserviti a una centrale di lancio elettronica. Entrati in servizio nel 1968-69, i “Toti”
sono stati un’eccellente esperienza per la Marina Italiana e molte delle loro particolarità sono state poi trasferite sugli
attuali e più grandi battelli della classe “Nazario Sauro”, forse, almeno inizialmente, con risultati inferiori. Dopo 25 anni
di intenso impiego in esercitazioni nazionali, NATO e internazionali, in compiti di pattugliamento e di controllo di punti
vitali intorno alle acque della penisola, i “Toti” hanno lasciato il servizio in questi ultimi tempi. Sono stati battelli
validi, che avrebbero meritato una diffusione anche all’estero (gli stessi americani se ne interessarono), ma in Italia, è
noto, ci sono sempre difficoltà –dovute alla presenza di forti movimenti cattolici e di sinistra pacifista- a promuovere e a
piazzare in altri paesi i pezzi migliori della nostra industria e della difesa.”
Giorgio Giorgerini – Uomini sul fondo – Arnoldo Mondadori Editore, 1994.