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Prefazione
Eponimo della classe, il Sommergibile Enrico Toti fu varato nel 1968, primo di una serie di quattro Unità e, dopo trentanni di onorato servizio, fu radiato nel 2000, ultimo dei quattro battelli.
Presto farà bella mostra di se nel Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, a riconoscimento dell'elevato valore tecnico e tecnologico, orgoglio delle generazioni di sommergibilisti che vi hanno prestato servizio.
Lunghi quasi 50 metri e con un dislocamento inferiore alle 600 tonnellate, questi sottomarini venivano detti "i piccoli". E piccoli erano davvero. Non c'era spazio per il superfluo e neanche per l'utile ma soltanto per l'indispensabile.
L'equipaggio condivideva tutto: con 15 brande per 30 uomini, il riposo dell'uno coincideva con la levata dell'altro; le stesse brande dovevano lasciare il posto alla fugace mensa ed alle rare proiezioni di film, unico svago nelle navigazioni più lunghe insieme al gioco a carte.
Durante la guerra fredda le forze navali si esercitavano simulando scontri a partiti contrapposti: i buoni ed i cattivi. Con gli uni o con gli altri, il Sommergibile Toti ha fornito prova delle sue capacità belliche.
Nonostante la necessità di ricaricare le batterie a snorkel, essendo un battello convenzionale, nel corso delle esercitazioni raramente veniva scoperto mentre, spesso, dava un saggio di quanto avrebbe potuto essere letale. Inaspettato affiorava nelle vicinanza delle Navi maggiori, tra cui qualche portaeromobili, per manifestare in modo inconfutabile la sua presenza e sancire il fallimento della missione avversaria.
Dietro tali risultati, però, va considerato il costante e prolungato impegno dell'intero equipaggio, in mare come in porto.
Vero esempio di sinergia, il battello andava avanti grazie all'impegno di ciascuno, nessuno escluso, con ritmi ora frenetici, ora lenti ma sempre stressanti. Lavorando gomito a gomito, in uno spazio angusto e ristretto, si instaurava un clima di serena e fattiva collaborazione ed un forte spirito di corpo. Talvolta ci si poteva rilassare, persino scherzare, ma lo stato di vigilanza e la prontezza di reazione rimanevano sempre alti. Come gli altri sommergibilisti, tutti erano consapevoli che anche un attimo può fare la differenza: nessuna agitazione ma un armonico e consapevole susseguirsi di azioni.
Le divergenze venivano dimenticate, così come i formalismi si allentavano ma il rispetto reciproco e per il ruolo di ciascuno, quello no, era sempre al massimo. Tanto che i Toti vennero considerati un' autentica fucina di uomini.
Giovane Ufficiale del Genio Navale, Marco Mascellani entrò in questa fucina nel 1988 e, ben presto assunse l'oneroso incarico di Direttore di macchina, una sorta di stregone tecnico che tutto sa del battello, spesso impegnato in estrose riparazioni, a prima vista impossibili. Ha vissuto gli ultimi anni di attività operativa del sommergibile Toti, contribuendo, in maniera determinante, a curarne gli acciacchi dovuti alla vecchiaia.
Sicuramente affascinato dal rapporto, quasi un sinolo, che si viene a creare, su questi battelli, tra equipaggio e mezzo, con questo romanzo ha voluto rendere omaggio agli uomini ed alla ormai tramontata realtà dei Toti; a quanti, insomma, lavorando silenziosamente nell'ombra hanno reso possibile il conseguimento di ciascun risultato, dal più piccolo e banale al più grande ed insperato. Sintesi delle influenze assorbite da Tom Clancy (Caccia ad Ottobre Rosso) e da Patrick Robinson (per la sua trilogia: Classe Kilo, Classe Nimiiz, Invisibile), con un ritmo incalzante ma mai frenetico, mediante una trama avvincente e con qualche nota biografica che spunta qua e là, Marco dà al lettore la possibilità di entrare a contatto con la vita di bordo di questi battelli, unici nel loro genere.
Dice un vecchio detto che "il pane dei marinai è fatto di sette croste"; tanto esso è duro e difficile da guadagnare: di quante altre "croste" in più è fatto il pane dei sommergibilisti?
Firmato Antonio DELL'ERBA (un Totiano)
INTRODUZIONE
Il 16 settembre 1997 l'Enrico TOTI, primo sommergibile costruito in Italia dopo la seconda guerra mondiale, effettuava la sua ultima uscita in mare nelle acque augustane, acque che in quasi trent'anni lo hanno sempre accolto benevolmente tra le loro braccia.
Con il suo disarmo, ultimo sommergibile dell'omonima classe, si è conclusa un'epoca, l'epoca dei "piccoli".
Impostati nel 1965, Toti, Bagnolini, Dandolo e Mocenigo hanno creato la squadra dei battelli SSK, sommergibili Hunter-Killer destinati all'interdizione delle acque costiere ai sottomarini "dell'Est".
Scomodi, lenti, relativamente poco armati, erano anche e soprattutto manovrieri e silenziosissimi; al punto che perfino gli Stati Uniti, depositari della migliore tecnologia sommergibilistica al mondo, si sono interessati concretamente al progetto.
Al contrario dei "fratelli maggiori", i sommergibili classe Sauro, il personale imbarcato era estremamente ridotto ed effettuava guardie e lavorazioni a ritmi spossanti.
Stipati in quei pochi metri quadri di spazio, sotto tanti metri d'acqua, ci sentivamo uniti, fratelli, uomini e macchine, nell'affrontare le avventure che il mare aveva in serbo per noi.
Il frutto della mia fantasia, espresso in questo libro, vuole rendere omaggio a milleduecento sconosciuti che, per più di un trentennio, hanno navigato su questi battelli per difendere e preservare una Nazione che talvolta bistratta le proprie FFAA.
Ma soprattutto, non vuole offendere nessuno, Persone o Nazioni che siano, qui semplici personaggi di un romanzo che, forse, avrebbe potuto o potrebbe divenire realtà.
Marco MASCELLANI
Le foto sono state aggiunte rispetto al testo originale del romanzo
CAPITOLO I
Augusta (Italia)
"Fischia emersione!" Tre brevi fischi lacerarono l'angusta fetida aria, pregna di odori umani e di macchinari. "Timoniere, tre gradi a salire, aria all'espulsione". Il susseguirsi degli ordini del direttore di macchina, calmi ed amichevoli, portarono il "naso" dell'Enrico TOTI, anziano sommergibile della Marina Militare Italiana, ad increspare per l'ultima volta la tranquilla superficie del basso mar Ionio. Il piccolo battello, varato trent'anni prima, stava rientrando nella rada di Augusta da un TIRELI, tirocinio per elicotteristi della vicina base Catanese alla caccia antisommergibile, l'ultima di una monotona routine alla quale era stato relegato, già da qualche anno, causa gli acciacchi della vecchiaia.
"Dir", chiamò il Comandante Dessì, "È pronto l'AVREP delle batterie?". "Sì, ho già impostato la condanna a morte di Enrico"
Non può resistere, in pochi metri quadri di spazio, la rigida formalità dei militari, ed in quel piccolo tubo di acciaio dove trenta ragazzi vedono scivolare via la gioventù senza goderla, dare del "lei" sembrava spesso fuori luogo. "Lo stanno battendo in radio, sarà pronto a minuti".
Le batterie di propulsione, cuore di ogni sommergibile convenzionale, stavano esalando gli ultimi ampere, soggette all'improcrastinabile fenomeno di decadimento noto ai tecnici come "solfatazione", e nessuno a bordo si faceva più illusioni sul futuro del vecchio Toti, Enrico per gli amici.
L'AVREP, messaggio di segnalazione di avaria, arrivò portato da un giovane radiotelegrafista in "camera lancio", un angusto locale delimitato a prora dai quattro tubi lanciasiluri ed ai lati dagli armadietti che racchiudono i tavoli della mensa, le brande a scomparsa e le foto di bellissime ragazze senza veli per ricordare, masochisticamente, che quanto di più bello esista al mondo è presente a bordo solo nei pensieri.
Riletto velocemente il messaggio, già concepito il giorno prima a grandi linee per meditare sulla sua importanza, il Comandante appose la sua sigla e riconsegnandolo si fece passare dal Capo aiutante, il personaggio più anziano di bordo con i suoi 31 anni, 10 dei quali sullo stesso battello, una bottiglia di "Berlucchi", ormai da tempo acclamato quale spumante delle grandi occasioni.
"Bene, signori", i commensali, reduci da sei ore di guardia, attendevano l'epitaffio del Comandante, "siamo giunti al termine, brindiamo al lungo e onorato servizio di E.T, ringraziandolo per averci sempre riportato dalle nostre famiglie. Per quanto mi riguarda, sappiate che non dimenticherò quanto avete fatto per me, ed è stata davvero una splendida collaborazione in questo fin troppo breve anno di comando".
La finta di portare il bicchiere alle labbra senza bere (nessuno può bere prima del Comandante) provocò per l'ennesima volta la sua vittima e, tra le benevole risate della combriccola, il goffo giustificarsi del paonazzo neoimbarcato sergentino silurista sottolineò la comunione di anime di carne con l'acciaio del fasciame, in quella fraterna amicizia unico frutto di infinite litigate e rappacificamenti.
Una seconda bottiglia corse di mano in mano, riempiendo furtivamente i bicchieri del personale di guardia, accompagnata dal "segnase", scrigno delle avventure e delle goliardie dell'equipaggio, avidamente sfogliato per verificare se le parole del Comandante si confacevano ad Enrico e ricordare sulle polaroid incollate gli attimi felici di una famiglia che presto si sarebbe sciolta.
"Plancia da manovra, rilevamento del faro di S. Croce per due-sei-zero. Signor Vinci, vuole un po' di Berlucchi?". La voce gracchiante usciva dalla consunta scatoletta in ottone dell'interfono, unica compagnia dell'ufficiale di guardia in plancia e della vedetta. Può far piacere un bicchiere di vino buono nel tiepido inverno mediterraneo ed il giovane ufficiale di rotta, appena all'inizio delle quattro ore di guardia, non disdegnò di festeggiare l'ultima navigazione sul vetusto battello, con negli occhi un incarico di maggiore responsabilità sui nuovissimi battelli in allestimento a Monfalcone, culla dell'arma subacquea italiana.
"Signor Vinci, veda di non esagerare e chieda ai piloti di Augusta il traffico; io salgo subito".
"Sì, Comandante". La premurosità dei piloti di Augusta, ormeggiatori delle grandi navi mercantili, è il primo gentile omaggio della terra di Trinacria a chi rientra dal mare, informando i transitanti dalle ostruzioni della rada sulle petroliere in transito, direttori di un valzer infinito tra giganti marini.
"Sommeggibbile Toti da Piloti: una gasiera in uscita, dopo tocca a voi", l'inconfondibile accento siciliano dell'interlocutore a terra solleticò l'ilarità della camera manovra per l'ennesima volta.
"Stop ostruzioni alle 15.35 Alfa. Manovra comunicate al Comando Marina l'ingresso e di approntare la comandata in banchina per l'ormeggio" L'ingresso dalle ostruzioni è sempre un momento delicato, tutto il personale al posto di manovra e la piccola plancia si fa di colpo affollata con l'arrivo del Comandante e del Capo telegrafista, addetto alle comunicazioni con la rete magnetofonica.
"OK signor Vinci, le condizioni per l'ormeggio sono ottimali, niente vento, niente mare, la comandata sta arrivando, fammi vedere come porti in banchina il vecchio Enrico!".
"Sì, Comandante - Manovra rilevamento della radice banchina appena possibile".
"Zero-nove-cinque, signor Vinci", gracchiò l'interfono con voce insicura; il personale di guardia in manovra non era molto convinto della decisione presa dal Comandante.
"Timoniere, barra a dritta, manovra il rilevamento della radice con continuità, quadri ferma, attenzione indietro".
"Non sembra male per la prima volta" il Capo radarista, addetto al periscopio per i rilevamenti, aveva già ripetuto gli stessi commenti, non privi di coreografiche varianti, con tanti ufficiali di rotta.
"Quadri, indietro mezza".
La vecchiaia ha il suo prezzo e sa trovare sempre il momento peggiore per esigerlo. La molla di richiamo del contatto di un interruttore di propulsione scelse quel momento per esalare l'ultimo respiro e bloccare il meccanismo in posizione da non poter più essere manovrata.
"Plancia da quadri, avaria alla propulsione!".
Difficile per un giovane ufficiale sbrogliarsi di dosso il panico di una simile comunicazione.
"Nostromo siamo senza propulsione, agguanta i cavi senza farli andare troppo in tensione; Poppa, incappellate i cavi e allontanatevi".
"Signor Vinci, i cavi sono vecchi, non possono reggere questo sforzo!"
Come in un film al rallentatore, la prora del battello si stava maestosamente e pericolosamente approssimando alla banchina sfiorando solamente il passetto, che invece avrebbe potuto attutire l'urto.
"Plancia, sono il Direttore, tentiamo un indietro mezza con propulsione in emergenza".
"Vai Direttore, appena puoi!", urlò il Comandante senza volerlo all'inconsapevole scatoletta di ottone che stava proponendo un'ancora di salvezza. Con lentezza esasperante, amplificata dall'ansia dei presenti in plancia, la piccola elica pentapala in MIBRAL S cominciò a muoversi.
La calma dell'esperienza ovviò all'avaria occorsa, portando il battello in banchina senza danni che non fossero nell'orgoglio del giovane ufficiale di rotta. Non era la prima volta neanche per il Comandante ma lui, da ufficiale di rotta, ebbe miglior fortuna. Una bomba esplode su un convoglio a pochi metri dal Museo d'Orsay. Turisti terrorizzati
Parigi, inferno nel metrò
Quinto attentato degli estremisti algerini: 29 feriti
Parigi - Un metrò che corre lungo una galleria. Improvvisamente, nel secondo vagone, un'esplosione, poi lamiere che si squarciano, fumo, urla e feriti amputati dalla deflagrazione. Sono le 7.05 di una giornata parigina, di una giornata di orrore atteso perché annunciato. Si contano ventinove feriti, di cui cinque versano in gravi condizioni. È il quinto attentato dal 25 luglio, una sfida alla politica di Jacques Chirac che ha deciso di incontrare il presidente algerino Zeroual. I terroristi del FIS (Fronte Islamico della Salvezza) avevano detto nel loro comunicato di Lunedì scorso: "La Francia sarà punita e annegherà nel suo sangue: «Non ci faremo piegare dal terrorismo, non capitoleremo davanti alle barbarie», ha ripetuto ieri il premier Alain Juppè.
Dubini, Guatelli e Munzi a pagina 3.
Pratica di Mare (Italia)
Il ticchettio di un telex è sempre fastidioso, ma di prima mattina può davvero rovinare la giornata. II maresciallo di terza classe, Albanese, dell'Aeronautica Militare Italiana, non era mai stato di carattere cordiale e la lontananza della famiglia, ormai stabilitasi in Puglia da anni e con nessuna voglia di seguirlo nella capitale, lo rendeva addirittura impossibile da sopportare.
Poco dopo le 08.00 cominciarono ad arrivare i dati di aggiornamento sulla traiettoria orbitale del satellite franco-italo-spagnolo Helios lA dal CMP di Tolosa. Il satellite spia Helios lA, primo ed unico, ancora per poco, della serie, new entry nelle trafficate orbite terrestri accompagnato da un vettore francese Ariane 4/V75 partito dalla base di Kourou nella Guyana Francese, è l'occhio indiscreto dell'Europa militare sui cieli del mondo, primo passo ed importante fulcro dell'osservazione militare strategica e tattica. Il satellite, al guinzaglio del Centre de Maintien a Poste (CMP) di Tolosa, invia giornalmente i suoi messaggi, come immagini raccolte in forma digitale, ai tre Centre Reception des Images situati a Colmar, in Francia, a Lecce in Italia ed a Maspalomas in Spagna.
"Un'altra bella giornata, capitano! Comincia davvero a rompermi di fare questa vita, penso che approfitterò dei pochi vantaggi che il governo non ha ancora levato dalla mia futura misera pensione".
"Allegro come al solito, eh?", "fammi sbirciare cosa ci mostrano di bello oggi le diavolerie moderne". "Niente di interessante", fu il comune pensiero alla visione delle immagini ricevute, "guardi che bel sole sul nord Africa; Lecce aspettami, che torno presto!"
Siracusa (Italia)
"Dai, ma queste signorine non possono mica essere gli stessi pulcini dell'anno scorso!"
"Eh, sì, Comandante, gli anni passano davvero, non è solo un luogo comune". Santa Barbara è la patrona di molti ma, per i sommergibilisti, ha un significato in più. È un giorno di riconciliazione con le proprie famiglie e di integrazione con le famiglie dei propri colleghi. Spesso è una tavolata attorno alla quale scompare definitivamente la formalità e gli scherzi uniscono comandanti e bambini nella giocosità di chi le cose normali le assapora come momenti speciali.
La giornata radiosa come spesso sono le giornate invernali in Sicilia, tiepida e pregna di odori nel parcheggio della masseria scelta per i festeggiamenti. I muri gialli di tufo sono incorniciati dalle zagare.
Tante automobili lustre fanno capolino dal cancello per andare a parcheggiare il più possibile in vista. Una bella macchina ed una bella ragazza, vanto per qualsiasi giovane con gli amici, e la compagnia si è riformata. L'ufficiale in seconda ed un giovane marinaio attendono all'ingresso del locale e, incorniciati da un lungo bancone in mogano ed un vecchio lampadario di ottone, donano il migliore benvenuto ed una rosa a signore e signorine, che per l'occasione sfoggiano il meglio del guardaroba.
"Signora buongiorno, che piacere rivederla! Ciao, Gerri, complimenti per la macchina nuova, sembra davvero un sogno, quando me la fai provare?" "Ciao, presidente!" L'orgoglio, nascosto con difficoltà, traspariva dagli occhi del Capo conduttore, responsabile del reparto elettricisti, "Va' liscia che è un piacere, ho bruciato tutti da Augusta a qui".
"Venite, il tavolo è a ferro di cavallo come al solito e, come al solito siete a metà del lato sinistro, a fianco di Lo Bue e di Reina con moglie e figli dall'altra".
Portate luculliane si susseguono lentamente, servite da silenziosi camerieri, mentre le squillanti voci dei bimbi che giocano sottolineano i dialoghi dei genitori che per una volta non parlano solo di lavoro.
Un tintinnio di posate su un bicchiere richiama l'attenzione della piccola grande famiglia; un, per una volta, poco taciturno Simonelli, capo silurista di bordo, si alza in piedi e alza il calice: "Signore e signori, vorrei brindare al Comandante Dessì, che al termine del nostro ritrovo ci lascerà orfani per raggiungere la sua prossima importante destinazione a Roma, sperando che affacciandosi al sole si riscaldi e non si bruci!"
"Grazie per l'augurio, capo, dubito di potermi scaldare al sole di MARISTAT: sono ancora troppo piccolo! Colgo l'occasione per ringraziare tutti, specialmente le dolci consorti che ci hanno rallegrato con la loro presenza e..." Un nodo in gola di troppo per un Comandante con fama di essere sempre superiore agli avvenimenti "ehm, dicevo... e vi esprimo i migliori auguri di Buon Natale sperando che l'anno nuovo sia pregno di soddisfazioni. Vorrei inoltre donare un piccolo presente a chi mi è stato vicino, sotto forma di una foto con un piccolo pensiero personale, visto che probabilmente non presenzierò al disarmo di E.T."
"Nessun rinvio all'ultimo minuto Comandante, allora?"
"Non ancora, caro Reina, ma se qualcosa da Roma potrò fare, state certo che lo farò!"
-Difficile crederci- fu il pensiero di entrambi.
Al termine del pranzo è d'obbligo un caffè e l'amaro, pratica che suddivide uomini e donne in tanti capannelli per i dialoghi più riservati.
Tra i giovani qualche scherzo goliardico, mentre i genitori preoccupati osservano i piccoli «terremoti» in azione.
"Adesso vogliamo il bimbo più piccolo per la pesca". È il presidente dei sottufficiali, la persona più anziana di bordo ad organizzare la manifestazione, mentre a presiederla è l'ufficiale in seconda.
"Direttore, tocca alla tua piccola Sara quest'anno! Vieni signorina, dai una mano a questo «vecchietto» ad estrarre i fortunati vincitori".
"Sempre il solito, eh Preside'? Attenta a non rovesciare il gelato Sara!"
"Che fate a Natale?"
"Il programma prevedeva una sosta dai miei a lasciare la piccola e qualche giorno di relax nella più sperduta località del più remoto continente"
"Noi volevamo andare a Parigi, ma guardi che casino che sta scoppiando tra Francia e Algeria, speriamo che non esagerino!"
"Già", fu la poco convinta risposta.
Sparatoria a bordo di un mercantile italiano. Turisti terrorizzati. Uccisi mentre festeggiavano il natale marinai italiani ad Algeri. Attentato degli estremisti algerini: 5 morti
Algeri- Un alberello di Natale adornato miseramente, gli auguri scambiati vicendevolmente tra uomini lontani dalle loro famiglie. Improvvisamente la strage. Un commando composto da un imprecisato numero di estremisti irrompe a bordo, seminando terrore e spargendo il sangue di chi era intento al pensiero dei propri cari. Un portavoce del presidente algerino Zeroual ha dichiarato il dolore del governo e la massima collaborazione nella ricerca dei terroristi. "Le minacce del FI. S. alla Francia sembra che si stiano allargando a tutta l'Europa, è un affare che presto riguarderà tutti i Paesi che non vogliono avere niente a che spartire con gli estremisti arabi", sono state le parole a caldo del presidente Scalfaro.
Un comunicato della Farnesina informa, tra l'altro, che sono in corso preparativi per il rimpatrio di turisti e maestranze italiane presenti in zone particolarmente a rischio.
Augusta (Italia)
Quando un'unità navale giunge alla fine della sua vita operativa, c'è un'infinita serie di problemi insolubili a carico di un equipaggio che a tutto può essere addestrato, ma sicuramente non a mettere fine ad un pezzo di ferro che, nel corso degli anni, ha acquistato un'anima grazie a chi lo ha vissuto e bestemmiato.
"Accidenti, Comandante, adesso se la prendono anche con gli italiani sull'altra sponda del Mare Nostrum, visto il tiggì stamattina?"
II televisore seminascosto da un armadio nell'ufficio del Capo del 2° Gruppo Sommergibili, in gergo COMGRUPSOM DUE, era acceso sul canale americano della Cable Network News, la famosissima CNN, ed il Capo Gruppo sbirciava le notizie tra una cartella ed una telefonata. Una foto di Carlo Fecia di Cossato, sommergibilista che durante la seconda guerra mondiale ha guadagnato onori e glorie, veglia sul suo lavoro assieme alla foto del Presidente della Repubblica e ad un vecchio crocefìsso, mentre la bandiera ornata dalle Repubbliche Marinare attende, pigramente adagiata al suo palo, di poter tornare a garrire libera all'aria aperta.
"Sì, direttore, ne stanno giusto parlando adesso alla CNN; davvero un macello. Dovrebbero fare qualcosa a Roma per questa storia che preoccupa non poco. A proposito, cosa ci aspetta oggi?"
Accomodandosi sulla sedia di similpelle, il direttore del Toti appoggiò un voluminoso pacco sulla scrivania di legno, che elargì la sua dose di polvere agli occupanti della stanza.
"Qui c'è la raccolta dei processi verbali per la dismissione di alcuni apparati e la raccolta delle matricole degli apparati principali; nella cartella della firma ci sono i messaggi per l'ingresso in bacino con relativa richiesta di saldare tutti i buchi, non si sa mai. Questo è il presente che la ditta ci ha costruito per la cerimonia del disarmo e poi c'è da decidere cosa fare dell'album fotografico", disse appoggiando un ulteriore pacchetto sulla scrivania.
"Vediamo questo presente". Il pacchetto si aprì quasi da solo rivelando una serigrafia del battello di fronte a forte Garcia, vecchia fortificazione su un'isoletta nella rada di Augusta, appoggiata su una lastra di cristallo. Una basetta di legno sosteneva il tutto come una mano che cerca di afferrare l'effimera anima marina del sommergibile.
"Non male, veda di rintracciare tutti i vecchi Comandanti ed i vecchi direttori, penso che vorranno anche loro versare una lacrimuccia sulla loro giovinezza". Nel frattempo stava sfogliando l'impolverato album di fotografie che lo ritraeva, con qualche chilo di meno, sulla vela del battello in costume da bagno e pronto al tuffo nelle acque di Strombolicchio.
"Quest'album può ferire mortalmente più di una persona. Sicuramente più di quegli estremisti assetati di sangue. Lo nasconda nel locale più recondito di bordo affinché non cada in mani indegne!" L'espressione di uno scherzo amaro lo faceva prigioniero "Prepari una lettera per l'Ufficio Storico della Marina, credo dovrà essere consegnato a loro quest'album e preghiamo per chi non è stato fortunato come noi".
Il commentatore della CNN indicava i cadaveri dei marinai riversi sul tavolo in un bagno di sangue.