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Nella configurazione finale, per la scoperta di bersagli il Toti disponeva di un periscopio zeiss, un radar SMA, un ESM
elettronica, un intercettatore ecogoniometrico Velox. Il sonar , tipo IP60 della USEA era costituito da un
sensore attivo/passivo sulle alte frequenze ed una base conforme per le
medie frequenze, i dati erano riportati in audio e in video nel locale sonar
sito in manovra. Allo stesso impianto faceva anche capo il misuratore
passivo di distanza.
Per il lancio siluro e guida dello stesso i dati erano interfacciati sulla
CCRG.
Erano inoltre presenti un tavolo tattico per rappresentazione della
situazione, un telefono subacqueo, la stazione radio con antenne per
trasmissioni VLF, HF, VHF, un sistema di navigazione satellitare ed un IFF.
LA PRIMA ARMA DEL TOTI
Il siluro dei Toti sarebbe stato un'arma innovativa, creata esclusivamente per dare la caccia ai sottomarini nucleari sovietici:
il siluro G62ef noto anche come canguro. Ecco come, gli ideatori che questa singolare arma la descrivono:
Dalla grave crisi della 2^ metà degli anni '60 risorgeva intanto faticosamente, ridimensionato ma non scomparso, il settore siluristico.
Nella primavera del 1969 veniva firmato un importante contratto con la Marina Italiana per lo sviluppo e la fornitura del sistema d'arma A184.
Si trattava di un siluro pesante filoguidato con testa acustica autocercante, impiegabile sia contro navi di superficie sia in funzione antisommergibile,
che avrebbe richiesto, come tutti i sistemi d'arma di tale complessità, molti anni di progettazione e sperimentazione per la messa a punto definitiva.
Considerati i tempi lunghi previsti per la disponibilità operativa di tale nuovo sistema siluristico, era stato dalla Whitehead Motofides dato corso
in precedenza allo sviluppo di 2 siluri di transizione, denominati rispettivamente G6e e G62ef, da 533mm di diametro, che avrebbero dovuto coprire
le esigenze dell'armamento dei sommergibili, anche se con alcune limitazioni, fino a quando non si fosse reso disponibile l'A184.
Il siluro G6e era un siluro esclusivamente antinave, ottenuto dalla trasformazione del siluro tedesco a propulsione elettrica G7e,
al quale era stata applicata la testa acustica passiva P3 fatta sviluppare dalla Atlas werke, l'azienda tedesca che già nel corso della 2^ G.M. avrebbe
iniziato lo sviluppo di teste acustiche per siluri. Il siluro G62ef, indicato come CANGURO, era anch'esso ottenuto dalla trasformazione del G7e.
In questo caso la trasformazione era consistita nel ricavare, all'interno del corpo del G7e, un'apposito spazio per collocare il siluro leggero
antisommergibile Mk44 (di 334mm di diametro) e nell'inserire nel canguro un sofisticato sistema di filoguida elettronica (da ciò l'aggiunta della
lettera f alla sigla G62e). Il canguro, che assumeva pertanto la funzione di "vettore" del siluro mk44, potreva essere lanciato da un sommergibile in
agguato verso il sommergibile avversario e condotto, a mezzo della filoguida, in direzione del sommergibile bersaglio. Raggiunta una distanza di sicurezza
dal sommergibile lanciante e una distanza dal sommergibile bersaglio compatibile con le caratteristiche del siluro mk44, poteva essere ordinato,
a mezzo della filoguida, lo scappucciamento del canguro, consentendo pertanto la fuoriuscita dallo stesso dell'mk44, che per le sue tipiche
caratteristiche antisom avrebbe provveduto a ricercare acusticamente e quindi attaccare il sommergibile bersaglio.
Anche se i siluri G6e e G62ef non trovarono sul piano pratico un significativo impiego operativo, rappresentarono una esperienza determinante per il
successivo sviluppo del siluro A184. In particolare la filoguida del Canguro, primo esempio concreto di filoguida elettronica digitale, costituiva
l'essenziale base di partenza per la sperimentazione della filoguida dell'A184.
Al progetto A184 seguito durante l'intero sviluppo da un apposito gruppo di lavoro della M.M.I. (del quale fece a lungo parte l'allora colonnello delle
armi navali Edoardo Vollono, cui và anche attribuita l'idea iniziale del sistema canguro) contribui significativamente anche la direzione ricerche
elettroniche della FIAT (oggi SEPA), che operò in stretta collaborazione con la Whitehead Motofides, soprattutto per lo sviluppo della centrale della
filoguida e di tutte le parti elettroniche del siluro.
tratto da "sotto i mari del mondo - la whitehead 1875-1990" di Casali-Cattaruzza, ed. Laterza, 1990"