Abbandono del sommergibile
Il delicato equilibrio fra peso e spinta di ogni sommergibile pone questo mezzo in un pericolo assai maggiore di una nave.
Una falla può farlo affondare molto più rapidamente ma anche una avaria ai timoni, ad esempio, può portare un battello
ad urtare il fondo ed in casi estremi impedire allo stesso di riemergere. I sommergibili affondati per cause non
belliche sono davvero tanti, ultimo in ordine di tempo il russo Kursk nel 2000.
Questa eventualità, per quanto un sommergibilista in genere scantoni scaramanticamente l'argomento, è sempre tenuta presente
ed a bordo esistono differenti sistemi di salvataggio cui gli equipaggi si addestrano con elevata frequenza
Alla loro nascita i Toti prevedevano un solo modo per abbandonare un sommergibile sinistrato: tutti i membri del'equipaggio
avrebbero dovuto indossare una apposita maschera steike-hood(una specie di salvagente con repiratore incorporato). Dalla garitta
del centro sarebbe stato abbassato un cilindro in tela gommata detto "gonna" e successivamente si sarebbe dovuto allagare
l'intero sommergibile nella maniera più rapida possibile.
Questo sistema, impiegato con successo all'affondamento di un sommergibile inglese negli anni'40, non consente di sopravvivere ad una risalita effettuata da quote oltre i 40/50 metri. Nella figura a fianco, tratta dal manuale di addestramento per i sommergibilisti imbarcati sui Toti (G.C. Argo 75), si nota lo schema di impiego della garitta e la "gonna" o "prolunga" estesa. |
Durante i lavori di mezza vita, a metà anni '80, sono state installate sistemazioni per 2 nuovi sistemi di fuoriuscita:
il primo prevedeva l'installazione di un piastrone al posto della "tartaruga", in corrispondenza del portello di prora. In questo modo i sommergibili di soccorso vi possono appontare e portare in salvo i naufraghi senza sottoporli alle malattie da decompressione che si possono generare durante una risalita. Inoltre le profondità a cui questa operazione può avvenire supera abbondatemente la profondità di collaudo dei Toti.
Nelle foto seguenti uno dei sommergibili di soccorso della Marina Militare e il "piastrone"del Bagnolini
Il secondo metodo prevede di abbandonare il sommergibile individualmente con una apposita tuta. Il naufrago, una volta indossata la tuta entra nella garitta di fuoriuscita. Questa viene allagata fino a raggiungere l'equilibrio con la pressione esterna mentre, grazie ad un apposito sistema il fuoriuscente può prelevare aria e respirare normalmente. All'equilibrio della pressione con il mare il portello superiore della garitta si apre e grazie all'aria accumulata nella tuta il fuoriuscente raggiounge rapidamente la superficie. Questo sistema è stato sperimentato con successo in condizioni reali fino alla quota di 184 metri! Nell'immagine a sinistra il primo tipo di tuta impiegato sul Toti: la Mk7. Nella immagine a destra addestramento alla fuoriuscita: il fuoriuscente è in una garitta e stà aspirando l'aria da un apposito bocchettone mentre il livello dell'acqua sale.