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Nella sua navigazione negli abissi marini ogni sommergibile è cieco. L'orecchio è
il suo unico contatto con l'esterno fino a che non torna a quota periscopica. L'orecchio di un sommergibile è comunemente
conosciuto come "sonar" ma in realtà è un insieme di apparecchiature che sfruttano le capacità di propagazione che ha il
suono nell'acqua, molto superiore che in aria e fino a diverse decine di kilometri.
Gli apparati elettroacustici si suddividevano a seconda del funzionamento in attivi e passivi. Per attivo si
intende un apparato che emette un suono (il caratteristico "ping" di tanti film) e percepisce l'eco di ritorno riuscendo a
calcolare il rilevamento (la direzione di provenienza) e la distanza (nota la velocità del suono e il tempo trascorso dal
ritorno dell'eco è facile ricavare la distanza dell'oggetto.
Un apparato passivo effettua esclusivamente ascolto, è in grado di percepire il rilevamento ma non la distanza o, comunque,
solo approssimativamente.
Sul Toti erano presenti i seguenti apparati:
Il sonar attivo, la base conforme, il misuratore passivo di distanza, il telefono subacqueo, l'interecettatore goniometrico,
lo scandaglio ultrasonico e il bativelocigrafo.
Tutti gli apparati facevano capo al locale sonar, dove venivano visualizzate le informazioni, tranne il telefono subacqueo e
l'intercettatore goniometrico.
I suoni rilevati dal sonar attivo e quello passivo, entrambi parte del sistema IPD64 dell'USEA, venivano visualizzati sullo
schermo giallo della consolle principale. Tramite una serie di pulsanti era possibili ascoltare solo su determinate frequenze,
o smistare la visualizzazione sul sonar attivo e andare in emissione. Inoltre, ruotando la manopola nera in basso a destra
l'operatore poteva "orientare" la direzione dell'ascolto ovvero di quello che sentiva in cuffia e veniva visualizzato sullo
schermo.
I rumori in acqua venivano genericamente definiti "idrofoniche", l'operatore le classificava in base al suono che
percepiva in cuffia come militari o mercantili, il tipo di propulsione (diesel o turbina), il numero di giri dell'elica, e
una generica definizione della distanza in base all'intensità del suono. Tutti questi dati venivano comunicati
in camera manovra tramite un piccolo altoparlante. Una comunicazione tipo avrebbe potuto essere: "contatto con nuova idrofonica
su rilevamento 273, unità diesel militare, 120 giri, forza 2, probabile classe Lupo"
Il misuratore passivo di distanza aveva lo scopo di individuare la distanza di una idrofonica mediante una operazione di
trigonometria. Nota la velocità del suono, la differenza di tempo che impiegava il rumore a raggiugere i vari misuratori passivi
di distanza avrebbe fornito il dato cercato. Un dato non così preciso come quello rilevabile andando in emissione con il sonar
attivo, ma che però consentiva di non farsi scoprire perchè ricavato senza fare rumore. Nella foto seguente si
distinguono molto bene le pinne degli MPD.
L'Intercettatore Goniometrico o "Velox",come veniva per brevità chiamato,visualizzava i suoi dati in camera manovra. Il suo
scopo era infatti di dare un primo segnale dei rumori in acqua con un rilevamento approssimativo. E' un dato fondamentale
se si pensa che diventa il primo allarme, prima ancora del sonar, in caso di un siluro in acqua.
Altra apparecchiatura sistemata in manovra era il telefono subacqueo. E' il mezzo di comunicazione meglio impiegabile tra
due unità in mare delle quali una è immersa e le comunicazioni devono sono prerogativa dell'ufficiale in comando di guardia o
del comandante. Il telefono subacqueo ed il suo nomignolo "gertrude" sono diventati famosi in italia grazie al film "caccia a
ottobre rosso".
Le ultime due apparecchiature non sono direttamente dedicate alla scoperta di altri rumori ma, basandosi sul principio
del rumore irradiato forniscono dati utili alla navigazione. Lo scandaglio emette un impulso verso il fondale permettendo
così di conoscere la distanza tra la chiglia e il fondo marino.
Il bativelocigrafo permette invece di conoscere la velocità del suono in acqua, che può essere influenzato dalla salinità e
dalla temperatura del mare. Questo dato, che viene trascritto da un pennino su una scheda, consente di conoscere se e a che
quota è presente il famoso "strato" che devia la propagazione del suono e permette ai sommergibili di nascondersi alla caccia
Ai lavori di mezza vita alcuni sensori sono cambiati per l'evolozione della tecnologia. in particolare sono scomparsi la pinna
nella parte poppiera della vela (che ospitava i sensori poppieri del sonar passivo) ed hanno cambiato sistemazione i sensori
del velox, prima sistemati ai due lati, a prora e a poppa nella mezzeria della vela e successivamente inglobati in un unico
radome sopra la vela. Nella foto sottostante si distinguono chiaramente la vecchia pinna e uno dei sensori del vecchio velox
al centro della vela